Questo
scenografico complesso, edificato tra la fine del Seicento ed il 1780
su commissione della nobile famiglia veneziana dei Toderini, si
ritiene possa essere attribuito ad una personalità operante presso
la fabbrica di Villa Pisani a Stra, ovvero all’architetto padovano
Girolamo Frigimelica oppure ad un collaboratore dell’architetto
trevigiano Francesco Maria Preti.
Si
compone di una villa padronale e di un oratorio, inizialmente
dedicato a San Giovanni evangelista, poi documentato in San Giovanni
Battista, e di un ampio parco dove spiccano l’imponente peschiera e
la “Mutera”.
La
villa è un tipico esempio di villa veneta della Terraferma,
concepita non solo come dimora gentilizia dove poter trascorrere
momenti di otium, ma soprattutto in funzione dello
sfruttamento agricolo. Il prato incluso tra la villa e la peschiera
fu un tempo un rigoglioso giardino descritto da Lorenzo Crico nel
1795 come fatto di “piante crescenti, viali ombrosi ed erbe di
tal sorte e di sapor”.
Degna
di nota è la peschiera quale importante opera di ingegneria
idraulica del Settecento, ancora oggi alimentata dalle acque condotte
da un sofisticato sistema di canali.
La collinetta o “Mutera” che
spicca nel parco in asse con la villa è stata realizzata rimpiegando
la terra scavata per la costruzione della peschiera. Suggestivo
belvedere, potrebbe altresì essere stata adibita a ghiacciaia.
Di
questo ameno contesto fu ospite il poeta Ugo Foscolo che dedico due
odi alla monacazione di Maria Teresa Toderini (1795-1796)
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Foto di Villa Toderini realizzata da Pio Dal Cin |
STORIA
DEL TERRITORIO DI TERRA FERMA SOTTO IL DOMINIO DELLA SERENISSIMA
Dal
1339 al 1797 l’area oggi di pertinenza del Comune di Codognè
faceva parte della Repubblica di Venezia. Rientrava nella Podesteria
di Portobuffolè, una piccola città murata sulle rive del fiume
Livenza che era uno dei centri commerciali più importanti
all’interno della Repubblica. Da Portobuffolè partiva la via
dei Sali su cui transitava il commercio del sale e dei cereali
con il Nord Europa. La via passava attraverso Codognè, un territorio
soprattutto lasciato a bosco e zone per il pascolo. Una parte era
paludosa. L’area fu denominata Codognè per la presenza di piante
di mela cotogna. Ancora oggi il toponimo deriva da questo frutto.
Poiché
quest’area era per lo più lasciata a vegetazione, molte terre
risultavano essere di proprietà pubblica-comunale. Nel Seicento la
Repubblica dovette affrontare una serie di crisi economiche, dovute
ad alcune guerre costose. Il Doge autorizzò quindi la vendita di
alcuni di questi terreni pubblici-comunali e per questo i Toderini
richiesero di poterne acquistarne una parte. Dal 1664 al 1690 tanti
furono gli acquisti a Codognè (anche da privati, perché funzionali
a creare un grande podere). Questo territorio, che prima era solo
bosco o pascolo, finalmente si ingentilì con la presenza di questa
importante famiglia veneziana:
Intorno
al 1690 cominciò la costruzione di una grande villa di campagna,
forse per volontà di Giobatta e Todero Toderini. Le terre limitrofe
divennero coltivate e bonificate. Questo permise le condizioni per lo
sviluppo del villaggio, da cui poi crescerà Codognè.
Nel
1780 Ferdinando Toderini chiese alla Serenissima di poter creare dei
canali per far scorrere l’acqua per i propri campi. Ecco che venne
realizzata la peschiera, che aveva molte utilità:
Nel
1845 la famiglia Toderini si estinse e le sue proprietà furono
smembrate e rivendute.
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Foto di Villa Toderini realizzata da Pio Dal Cin |
LA
VILLA
Si
tratta di uno tra i più suggestivi esempi di villa veneta. In essa
si identificano due importanti valori: quello dell'investimento
economico (l'azienda agricola) e quello della località ideale per lo
svago, la villeggiatura e cenacolo culturale.
Si
compone di:
Il
palazzo centrale si caratterizza per la simmetria delle sue parti. In
alto, sulla facciata si scorge lo stemma in pietra della famiglia
Toderini (torre coronata con stella).
Fu
edificato in due fasi:
dalla
seconda metà del 1700 al 1790 circa: interventi voluti dal gusto
eclettico di Ferdinando Toderini (ampliamento delle ali
dell’edificio patrizio, ampliamento della barchessa, costruzione
della peschiera e del giardino, risistemazione dell’oratorio).
Attualmente,
di originale è rimasta la facciata, in quanto i decori originali
degli interni sono molto alterati a causa del subito bombardamento
del 1917 (durante la I° Guerra mondiale, infatti, la villa fu
requisita e divenne sede delle truppe austroungariche) e dai
saccheggi in età napoleonica e durante la Seconda Guerra mondiale.
Ancora
oggi la villa si distingue per essere uno splendido esempio in stile
palladiano, caratterizzato da un corpo centrale che emerge con le due
ali laterali, dal gusto neoclassico (impiego di colonne, lesene,
timpani…), dalla barchessa. L'effetto
attuale è altresì mutuato da un leggero gusto barocco (stucchi di
coroncine, composizioni floreali, cornici sinuose….).
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Oratorio |
A sinistra
dell'edificio patronale si trova l'oratorio, a pianta ottagonale, ad
un’unica aula, con una decorazione sobria (stucco e pittura).
L’altare è barocco, realizzato con marmi colorati, sovrastato da
una pala che rappresenta la Sacra Famiglia, eseguita nel primo
Novecento. L’Oratorio risale al 1780 (data riportata sul
pavimento).
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Veduta aerea di Villa Toderini e del PArco della Mutera |
Davanti alla
villa oggi vi è un enorme prato, ma le testimonianze del XVIII
secolo lo descrivono ricco di piante, ricercate e rare, una parte
dedicata ad orto per la produzione di verdura e frutta per l’uso
domestico. La Mutera, ovvero una collinetta artificiale ricavata con
la terra scavata per la realizzazione della peschiera, ne è
diventata il simbolo. La peschiera, con flusso d’acqua ancora
funzionante, è una magistrale opera dell’ingegneria Settecentesca.
[Testo: Lisa Tommasella. Bibliografia: Codognè, Nascita e sviluppo di una comunità trevigiana di pianura tra Liuvenza e Monticano, a cura di L.Caniato e G. Follador, edito dal Comune di Codognè, aprile 1990]